Di quale amore vorresti parlare,
di quale tramonto,
di quale viale…
Di quale luna che illumina il sentiero
tra le fronde innevate degli alberi di Natale…
È un pacchetto regalo
di parole fruste ed abusate
succhiate tra i denti e ruminate,
prima d’essere sputate in faccia
al sorriso cieco dell’amante,
che ancora s’illude d’assaporarne
Il primitivo gusto,
appetitoso, morbido, fragrante.
È solo il rigurgito acido di un pasto rancido
scodellato di malavoglia nella ciotola del cane,
il rantolo di una bugia fessa e biascicata,
scartocciata tra gli avanzi ammuffiti di un pranzo
malinconicamente consumato
nella squallida mensa del dopolavoro,
lungo la ferrovia.
Alle donne che si ostinano a vivere nel regno degli gnomi e delle fate: aprire gli occhi è doloroso, ma spesso terapeutico…