La Cina è vicina… più di quanto pensi!

MauroIrene2Questo l’intrigante titolo della locandina che annunciava l’incontro del “gran pignoloMauro Della Porta Raffo con la studiosa di cultura cinese Irene di Paola lo scorso 13 dicembre a Palazzo Verbania. Appuntamento rischioso, dato l’argomento di nicchia, ma soprattutto perché programmato in uno dei periodi più “caldi” dell’anno, quando la frenesia e l’ansia degli acquisti natalizi prendono il sopravvento su ogni altra iniziativa.

Il presidente del Lions Club Luino Nunzio Mancuso ha introdotto gli ospiti ricordando che questo continente merita di essere più conosciuto anche nella nostra zona, nella quale sono presenti alcune attività gestite da cinesi. Il moderatore, quel Mauro della Porta Raffo (classe 1944) spesso ospite di Luino e che noi conosciamo come esperto di politica americana, oltre che brillante scrittore e saggista, si è rivelato un esperto anche di cultura orientale, coordinando sapientemente l’intervento della prof.ssa Di Paola per fare chiarezza sui due modi diversi di vedere il mondo e la vita: quello occidentale e quello orientale.

«La prima cosa da fare è esplorare questo mondo particolare e i riferimenti culturali cinesi nel tempo: in che cosa la Cina attuale deriva da quella storica?» Questo il filo conduttore dell’incontro, considerando le basi filosofiche del nostro pensiero occidentale, dominate dalla civiltà greco/romana e dal successivo avvento del Cristianesimo, confrontate con il pensiero cinese: confucianesimo, taoismo e buddhismo, i quali hanno modellato e guidato la vita e le istituzioni di quel popolo per più di duemila anni, con la parola “comunità” al centro del pensiero cinese: il bene collettivo prevale sul singolo individuo, concetto consolidato anche dall’avvento del comunismo.

La storia della Cina parte da molto lontano e dal concetto di Arte. Alle nostre nove Muse occidentali si contrappongono due filoni: l’ “arte del pennello” (pittura e calligrafia, con 26 scuole di calligrafia) e l’ “arte del fuoco”, caratterizzata da bronzi, lacche e porcellane, queste ultime solo cinesi fino al 1708. Civiltà molto avanzata, dunque, ma quale collegamento esiste, tra la Cina storica e quella attuale? I politici attuali cinesi possono essere considerati una sorta di ripetizione dell’Imperatore?

L’ultimo imperatore Pu Yi non fu particolarmente fortunato, perché salito al trono da bambino nel 1908 fu costretto ad abdicare nel 1912 con la Rivoluzione Xinhai che instaurò la Repubblica di Cina. Fu in quel periodo che si tentò di introdurre una costituzione democratica provvisoria, ma l’instabilità politica e le lotte di potere ne impedirono una scrittura definitiva e, nel 1925, il generale Chiang Kai-shek fu vittorioso come leader del governo nazionalista della Repubblica di Cina, guidando, durante la guerra civile cinese, la fazione in lotta contro quella comunista. Sconfitto, si ritirò con le sue truppe superstiti sull’isola di Formosa, dove diede vita alla Repubblica di Cina a Taiwan detta “Cina nazionalista“. Nel 1949 Mao Tse-tung proclamerà da piazza Tienanmen la nascita della Repubblica Popolare Cinese (RPC), segnando il trionfo del Partito Comunista Cinese (PCC) e il controllo politico. L’attuale Costituzione della Repubblica popolare cinese adottata nel 1982 toglierà il limite dei due mandati presidenziali, lanciando così l’attuale presidente Xi Jinping verso una “presidenza a vita”.

Nella storia cinese va considerato anche il cosiddetto “Secolo dell’umiliazione”, riferito al periodo tra il 1839 e il 1949, quando la Cina subì l’azione esterna delle potenze occidentali e del Giappone, cadendo in un limbo di divisioni, guerre civili, conquiste straniere, ma dovette affrontare anche due guerre dell’oppio, particolarmente destabilizzanti, perché contrapposero l’impero cinese al Regno Unito: i britannici facevano coltivare l’oppio in India e lo vendevano in Cina, dove la popolazione veniva decimata dal consumo di questo stupefacente. L’imperatore cinese ne vietò l’importazione, ma non raggiunse lo scopo perché il porto di Canton era stato dato in uso agli inglesi. La Seconda Guerra dell’Oppio vide addirittura contrapposte le forze tecnologicamente superiori di Regno Unito e Francia, con artiglieria navale moderna e fucili a retrocarica, contro la dinastia cinese, che utilizzava armi più obsolete: la vittoria alleata mise a nudo la debolezza militare cinese, con conseguente penetrazione commerciale europea, sconvolgimento degli equilibri sociali dell’Impero e convergenza delle mire espansionistiche di altre potenze.

Con il Trattato di Pechino e altri “trattati ineguali”, oltre alla legalizzazione dell’oppio saranno ceduti territori alla Russia; Macao ai portoghesi, tre porti agli inglesi (Hong Kong, Canton e Shanghai); territori meridionali e Vietnam alla Francia (Indocina); anche Taiwan cadrà sotto il dominio giapponese, come prima colonia d’oltremare del paese del Sol Levante. E che dire della “ribellione dei boxer” (1899-1901) la rivolta anti-straniera partita dalle scuole di arti marziali cinesi? I loro membri attaccarono stranieri e cristiani cinesi, ma furono repressi da una coalizione internazionale (Giappone, Russia, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania, Italia con tremila bersaglieri, e Austria-Ungheria) che segnò l’inizio del declino imperiale.

La Cina viene smembrata e la Germania riceve “in premio” una regione fertilissima, nella quale i coloni insegnano ai cinesi la coltivazione del luppolo, da cui nascerà la birra Tsingtao, una lager chiara e rinfrescante che diventerà un simbolo del paese. All’Italia viene data in concessione Tientsin, un’area extraterritoriale con architettura, servizi e perfino banconote proprie, attiva fino all’occupazione giapponese nel 1943. Oggi, l’area conserva un quartiere italiano con edifici in stile liberty e Art déco, diventato un’attrazione turistica e culturale.

Queste ferite lasceranno però cicatrici profonde, perché l’Occidente si mostrò con il suo volto peggiore: l’impero cinese, che per millenni non aveva avuto la necessità di difendersi, non era preparato alla guerra e il “secolo dell’umiliazione” scatenò nel popolo cinese una voglia di riscatto e di rivincita, mitigato, ultimatamente, dalla filosofia mutuata dall’arte della guerra: “quando hai un nemico che non puoi abbattere, te lo devi fare alleato”, principio che vale ora nei confronti degli accordi con l’USA.

Su che cosa insiste Xi Jinpin, attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, a proposito di Taiwan? “Quel territorio dovrà rientrare nella madrepatria: i nostri popoli devono perfezionare la Storia e diventare un solo popolo. È una speranza che nel tempo, quando la Cina sarà diventata la prima potenza economica e culturale del mondo, (attraverso la nuova via della seta con gli istituti Confucio) ci faremo conoscere come alter ego degli USA e dell’URSS”.

Restano, al termine dell’incontro luinese, alcuni aspetti non chiariti per mancanza di tempo, come la mancata partecipazione di atleti della Repubblica Cinese alle Olimpiadi, se non in modo intermittente e sporadico, mentre Taiwan gareggiava regolarmente; per quale motivo i cinesi non amano parlare del controverso periodo di Mao; l’inutile conquista del Tibet; il divieto al matrimonio combinato; la fasciatura dei piedi; la parità fa uomini e lo sfruttamento cinese in alcune zone dell’Africa con vantaggi reciproci(prelevo materie prime in cambio di maestranze e agevolazioni).

Infine, aggiungiamo noi, il superamento della “politica del figlio unico” introdotta per contrastare il fortissimo incremento demografico, che probabilmente provocò, i passato, l’emigrazione verso i paesi occidentali e, forse, anche nelle nostre zone: ora le famiglie cinesi potranno avere due figli senza incorrere nel pagamento di sanzioni, ma a partire dal terzo figlio rimangono multe elevate, assieme alle politiche forzate di contenimento delle nascite.

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